Nel Dlgs del 17 dicembre 2021 n. 215, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 dicembre 2021, all’Articolo 11 ter si legge quanto segue:
Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche
sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita
l’ANPAL, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore
della legge di conversione del presente decreto sono ridefiniti:
- i limiti degli oneri finanziabili a valere sulle risorse del Fondo di cui all’articolo 88, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, comunque prevedendo almeno gli oneri relativi ai contributi previdenziali e assistenziali delle ore destinate alla formazione;
- le caratteristiche dei datori di lavoro che possono presentare istanza, avendo particolare attenzione a coloro che operano nei settori maggiormente interessati dalla transizione ecologica e digitale;
- le caratteristiche dei progetti formativi.
A prescindere da una certa ambiguità del secondo punto, che
sembra (e speriamo non sia vero) voler limitare in qualche modo la platea delle
imprese e dei lavoratori interessati dal contributo (come se le competenze in
altri settori, anche se nuove, siano di minore importanza), cerchiamo di capire
che significa la parola “almeno” nel primo punto.
Questa parte infatti sembrerebbe limitare sostanzialmente i rimborsi
per il costo dei lavoratori in formazione sul Fondo Nuove Competenze alla sola
parte contributiva, che rappresenta normalmente meno di un terzo del costo
totale del lavoratore comprensivo della retribuzione. La parola “almeno” quindi
sembra più che altro essere un espediente per far abituare tutti all’idea del
taglio, magari prefigurando qualche spicciolo in più, che poi non arriverà. Di
fatto lascia libero il Ministero di limitare il contributo ai soli costi
contributivi.
Tanto lavoro perso e l’ennesima occasione sprecata
Qualora l’orientamento del Governo fosse confermato entro il
20 di febbraio (data corrispondente alla scadenza indicata per l’attivazione
del nuovo sportello Fondo Nuove Competenze) gran parte del lavoro fatto in
questi mesi di preparazione delle domande andrebbe perduto.
Va detto infatti chiaramente che le domande all’ANPAL
richiedono tempi di preparazione lunghi, e vanno redatte, almeno in bozza
completa, prima in vista di un probabile “click day”, per questo il settore è
attivo già dalla chiusura del primo sportello (30 giugno 2021).
Infatti, anche se il nuovo sportello resterà aperto per
qualche mese, sicuramente le risorse (500 milioni) per le nuove domande
verranno esaurite in poco tempo.
Tuttavia, a queste condizioni le imprese non trovano più un
vantaggio serio nel finanziamento e rischiamo che rinuncino, nella maggior
parte dei casi, ad importanti iniziative formative per l’aggiornamento e lo
sviluppo delle competenze dei lavoratori.
Il perché è evidente, citando per chiarezza dei costi “medi”
del personale: a fronte di un rimborso di circa 4-5 euro a lavoratore per la
sola contribuzione, l’impresa dovrebbe comunque accollarsi almeno altri 10/15
euro di costo del lavoratore stesso (mancato reddito) più i costi della docenza
(dai 30 ai 50 euro medi orari per gruppo d’aula) più i costi della
progettazione e gestione, più i costi della certificazione delle competenze (obbligatoria).
Non ci siamo proprio.
Troviamo dunque questa norma apportatrice di grande
incertezza per una leva di sviluppo e cambiamento, quale quello della
formazione continua, che nonostante sia reiteratamente citata come strategica
in tutti i documenti governativi, è già colpita duramente da due anni dalla
scarsità di risorse messe a disposizione dai Fondi Interprofessionali a causa
della contrazione dei contributi INPS per la crisi determinata dal COVID e della
trattenuta governativa di 120 milioni annui.
Per quanto riguarda quest’ultima va detto che la cifra
(nell’ordine di quasi il 20% del totale) verrà parzialmente “sbloccata” per il
2022/23 solo a valle di anticipazioni da parte dei Fondi per la formazione dei
cassintegrati, processo lento ed incerto che non tutti i Fondi si sentono di
intraprendere.
Poca attività sulle politiche attive per l’aggiornamento
professionale
Allora ancora una volta siamo a constatare come le politiche
attive siano sempre la “cenerentola”, di cui si parla tanto ma che nessuno
sostiene veramente, restando quindi sempre sospese tra l’assistenzialismo a
pioggia e la più miope visione di tipo puramente contabile.
Una volta tanto che una policy statale finanzia
sostanzialmente il risultato (certificazione delle competenze) anziché il mero
conteggio delle ore erogate, arriva proprio qui il “taglio” del 70-80% delle
risorse effettivamente dedicate. Ripeto: non ci siamo proprio.
Appello al Governo ed alle Parti Sociali
Invitiamo dunque il Governo ed in particolare il Ministero
del Lavoro tenere conto di queste considerazioni, che non sono personali, ma di
un’intera categoria dei tecnici del settore, nonché di imprese e lavoratori.
Anche le Parti Sociali devono fare la loro parte in questo
caso, mobilitando imprese e lavoratori per ottenere quello che è giusto e che è
già stato erogato da migliaia di soggetti con successo nel 2021.